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“Tracciabilità finanziaria”: a rischio i servizi

» 11.09.2010

"Blocco delle attività delle aziende di servizio pubblico e sospensione dei pagamenti a dipendenti e fornitori" Sono queste le drammatiche conseguenze della recente entrata in vigore della Legge sulla tracciabilità dei flussi finanziari denunciate dal TAIIS, il Tavolo interassociativo Imprese di Servizi che rappresenta oltre 18.000 imprese con un fatturato complessivo di oltre 50 miliardi di euro e 870 mila dipendenti e di cui FISE è membro costituente.

"Abbiamo scritto al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri competenti", si legge in una nota, "chiedendo un intervento legislativo urgente che sospenda l’efficacia della normativa, stabilendo un adeguato periodo transitorio per l’adeguamento dei contratti in essere alla nuova disciplina dei pagamenti. Chiediamo, inoltre, un tavolo di confronto istituzionale con il mondo produttivo e del lavoro per definire una disciplina adeguata agli appalti e alle concessioni di servizio pubblico e non solo a quelli di opere."

Al centro del contendere non l’obiettivo della norma in quanto tale, ma le palesi incertezze sulla applicabilità o meno della legge ai contratti già in essere e alle modalità di attuazione, derivanti anche da incompletezze di formulazione e dalla non ancora adeguata conoscenza della nuova disciplina da parte delle stesse stazioni appaltanti pubbliche.

Le Associazioni rappresentate nel TAIIS, che prestano servizi per le Pubbliche amministrazioni con contratti di appalto o di concessione (tra cui i servizi di gestione rifiuti, pulizie/multiservizi, lavanderia industriale, ristorazione, erogazione buoni pasto, servizi socio assistenziali, vigilanza armata e non, erogazione energia e gestione di servizi in Facility management, servizi al pubblico nei beni culturali), stanno ricevendo segnalazioni sempre più preoccupate dalle aziende per l’entrata in vigore della normativa, che pone troppi e gravi dubbi interpretativi ed applicativi.

Nella attuale situazione di empasse, inoltre, non solo si rischia il blocco dei pagamenti da parte delle Stazioni Appaltanti, già spesso in ritardo, ma rischiano di dover essere necessariamente sospesi tutti i pagamenti previsti al comma 2 dell’articolo, e cioè quelli destinati a dipendenti, consulenti e fornitori di beni e servizi rientranti tra le spese generali, in attesa di avere il Codice Unico di Progetto per ciascun contratto di appalto e la attivazione dei conti correnti dedicati previsti dal comma 1 dello stesso art 3 della legge.


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